L’opera
La storiografia locale, a partire dal Plucinotta (Memorie di Scicli, 1932) l’aveva assegnato a Benedetto Civiletti, lo scultore palermitano attivo alla fine del sec. XIX. Il restauro del 1994 ha messo in luce, sotto le ridipinture sia del mantello che del perizoma, una base di mistura d’argento (per il mantello) e d’oro (per la fascia) da riferire al sec. XVIII. Recenti ricerche di Massimo Boscarino (Cristo Risorto, in Dibattito, anno VI, n.4, aprile 1994) confermerebbero i risultati del restauro e assegnerebbero l’opera allo scultore catanese Francesco Pastore che l’avrebbe eseguita nel 1796. Non conosciamo la personalità del Pastore, ma le fonti citate rendono possibile l’attribuzione a lui fatta.
Il Cristo Risorto è rappresentato nelle sembianze di un giovane, dal corpo armonicamente vigoroso, di straordinaria bellezza ed espressività nel pieno delle sue forze, un “Uomo Vivo”, appunto. Analizzando la statua nei suoi particolari è possibile notare la complessa simbologia dei vari elementi che la compongono; essa poggia su una nuvola che ben rende l’idea del movimento della Risurrezione, momento in cui Cristo entra nella gloria. Dietro la statua una grande raggiera dorata, i raggi del sole nascente simboleggiano la rinascita, la luce divina che si irradia sull’umanità diventata, come dice San Paolo, “figlia della luce”. Porta sul capo una patena argentata. Il corpo è parzialmente rivestito da una fascia giallo oro, incisa a fiorellini, ben sagomata, gli avvolge i fianchi ed un mantello amaranto, trapunto di gigli dorati rilevati, scende dalle spalle fino alle calcagna, lasciando scoperti torso, gambe e piedi.
Il colore ha un significato ben preciso, infatti il rosso è simbolo del sangue versato dai martiri, mentre il porpora simboleggia la regalità ed il sacerdozio. Protende la mano destra in segno di benedizione e di saluto al popolo. il gesto ricorda l’apertura delle braccia del sacerdote nella celebrazione dell’Eucarestia, nella recita del Padre Nostro, nel segno della pace, ovvero nei segni più espressivi della comunione di Cristo con la Chiesa. Nella mano sinistra tiene il vessillo della resurrezione, dal lato anteriore è di color rosso, con l’emblema dell’Arciconfraternita in giallo-oro, mentre dal lato posteriore è azzurro, con i simboli della passione e resurrezione. Il rosso simboleggia lo spirito santo, l’azzurro il Padre, il giallo-oro il Figlio. Insieme questi tre colori fanno riferimento alla Trinità, Dio Uno e Trino. La scultura lignea del Cristo Risorto (h. 200 cm) è di notevole vivacità espressiva, dentro moduli classicistici presenti nella cultura figurativa per più secoli. Essa con l’armonia delle forme assume particolari connotati per la tensione emotiva che è capace di trasmettere. La statua è ricca di dinamismo e quel passo deciso e trionfante del Cristo che sembra andare incontro ai fedeli ben si collega al passo rapido dei portatori sostenuti anche dalle note del “Inno a Busacca”.
Vincenzo Padua