Dove si svolge la festa
Il tratto che collega Chiesa di Santa Maria La Nova a Piazza Busacca ha una lunghezza che si aggira intorno ai 460 metri.
E’ in questo spazio che dopo il rientro della processione del Venerabile preceduto dallo “Stunnardu” inizia, tra barcollamenti, sbilanciamenti a volte a destra e a volte a sinistra, in un andirivieni bizzarro e sfrenato e senza regole, la traslazione della statua del “Gioia” dalla Chiesa di Santa Maria La Nova alla Chiesa del Carmine.
Questa strada, costruita sopra il greto del torrente che attraversa la Cava di Santa Maria La Nova, è fiancheggiata ai lati dalle colline del Rosario e di S. Matteo dalle caratteristiche pareti a strapiombo.
In questo spazio, particolarmente interessante per la presenza di insediamenti rupestri, necropoli e latomie si trovano i quartieri storici di Scicli di impianto urbanistico tardo medievale.
Questo è il palcoscenico suggestivo sui cui si muovono i portatori per traslare la statua del “Gioia” dalla Chiesa di Santa Maria La Nova a quella Del Carmine.
Un percorso ricco di storia e di cultura per i complessi architettonici che vi sono insediati e che rappresentano in modo significativo il barocco siciliano.
La Chiesa di Santa Maria La Nova (Sec. XVII – XVIII), inizialmente chiamata Santa Maria La Nova della Pietà, è posta all’imbocco dell’antica cava e presenta un impianto strutturale imponente sia per la facciata, articolata su tre ordini a loro volta divisi da lesene che terminano con capitelli ionici, sia per le cappelle laterali che sanciscono il passaggio dall’architettura tardo barocca a quella neoclassica.
Nel terzo ordine sono la torre campanaria, decorata con ghirlande, e la balaustra, che completano il prospetto della facciata.
L’interno del sontuoso monumento ecclesiastico è diviso in tre navate di cui quella centrale è la più ampia mentre quelle laterali sono caratterizzate da tre cappelle concluse da cupole emisferiche.
Diverse sono le statue e le pitture di grande interesse storico-artistico e di pregio che sono custodite nel suo interno. Tra queste ricordiamo il simulacro dell’Addolorata, una statua di scuola gaginiana, “La Madonna della Neve”, e la statua lignea del Cristo Risorto “Uomo Vivu” o “U Gioia”, realizzata nel 1796 dallo scultore catanese Francesco Pastore, che è al centro della festa di Pasqua a Scicli.
Nella parte posteriore della Chiesa, nella caratteristica cavuzza, si trova l’eremo di San Guglielmo con annesso giardino.
La Chiesa della Consolazione (Sec. XV) è situata a metà del percorso della traslazione. Di questa Chiesa si hanno notizie già dal 1400 relativamente al tempio in stile gotico posto a lato della Chiesa dedicato a S. Tommaso.
La Chiesa, più elevata rispetto al piano stradale, si presenta con un campanile a cuspide, non integrato nella facciata, rivestito di maioliche ed una facciata piana articolata in due ordini con la scritta Patrona Civitatis (patrona della città), privilegio che le fu concesso nel 1645 dal Re di Spagna Filippo IV.
La Chiesa fu riedificata a partire dal ‘600 e ricostruita dopo il terremoto del 1693 nel ‘700.
L’interno è a tre navate con dorature e stucchi di colore verde e rosa pastello delimitate da bassi pilastri. Ai lati si trovano tre cappelle con volta a botte.
Diversi sono le opere e le tele pittoriche conservate all’interno della Chiesa tra cui la tela posta sull’altare maggiore raffigurante Cristo con le anime del Purgatorio, sicuramente della seconda metà del XVII secolo, due statue lignee raffiguranti la Flagellazione di Cristo e Cristo con le mani legate, l’organo a canne costruito nel 1776 per opera del Maestro organaio Basilio La Marca Alfano.
Sopra la Chiesa della Consolazione è collocata sulla sommità della collina detta del Monte Campagna, la Chiesa ed il Convento del Rosario. La Chiesa (databile intorno al 1516) fu dedicata inizialmente alla Madonna di Monserrato. Il Convento invece risale intorno al 1567 e fu sede di un’importante scuola di teologia e filosofia.
La Chiesa, ricostruita dopo il terremoto del 1693, si presenta con un portale, caratterizzato da quattro lesene che affiancano il portale centrale, ed un timpano triangolare sovrastato da un finestrone con arco ribassato. Conclude il prospetto un frontone triangolare decorato da piramidi e da una forma a bulbo di stile neoclassico.
All’interno vi è custodita una statua della Vergine Maria che secondo la tradizione compì numerosi prodigi e guarigioni di malati.
Scendendo si trova piazza Busacca. Un’area rettangolare progettata a fine ottocento e completata nei primi anni del novecento. Al centro della piazza è collocato il monumento marmoreo a Pietro Di Lorenzo detto Busacca, benefattore della città.
La piazza è limitata a sud dal complesso del Carmine, ad ovest dal Palazzo Busacca, ad est da un moderno palazzo che è andato a sostituire uno dei palazzi barocchi più grandi e fastosi della città, Palazzo Di Lorenzo, di cui resta visibile, nella parte nord della strada che porta a Modica, soltanto un pilone angolare decorato con varie grottesche, e a nord dalla vecchia maestranza.
Il Complesso del Carmine, caratterizzato dalla Chiesa e dal Convento dei Padri Carmelitani, fu costruito dopo il terremoto del 1693 nella stessa area occupata dalla Chiesa di S. Giacomo Interciso del XIV secolo.
La costruzione della Chiesa, in raffinato stile rococò, fu iniziata nel 1751 su progetto e direzione di Fra Alberto Maria di San Giovanni e fu ultimata tra il 1775 ed il 1778.
La facciata, com’è nello stile rococò, nasconde la superficie nuda in pietra con elementi decorativi di tipo fogliaceo, andando a dare grazia architettonica alle linee che fanno da contorno strutturale ai tre ordini ma, al tempo stesso, a quegli elementi funzionali come il portale d’ingresso, l’ampio finestrone nel secondo ordine, lo stemma dei carmelitani e le sette statue, poste sui piedistalli, raffiguranti sei religiosi carmelitani e una, posta in alto al centro, la Madonna del Carmine.
L’interno, formato in unica navata, totalmente bianco è caratterizzato all’ingresso da un nartece absidato con ampio coro sovrastante, e, ai lati, da sei nicchie attrezzate ciascuna da altare marmoreo di cui cinque portanti grandi tele settecentesche del pittore netino Costantino Carasi ed una un Crocifisso ligneo settecentesco. Nella parte absidale centrale è posto un altare di marmo sovrastato dalla statua della Madonna del Carmine che regge Gesù Bambino realizzata nel 1760 da Francesco Castro.
Nella parte laterale sinistra tra due nicchie è collocato un monumentale pulpito ligneo.
L’interno è impreziosito da stucchi realizzati alcuni dal maestro Giovanni Gianforma appartenente alla scuola dello scultore e stuccatore Giacomo Serpotta, ed altri, quelli dell’abside, da Salvatore Alì alla fine del XIX secolo.
La facciata del Convento è articolata su un doppio ordine: nel primo si aprono i vani bottega ed il portico che immette nel cortile, nel secondo tutta una serie di finestre ed un balcone centrale arricchito da una ringhiera in ferro battuto.