La festa

Un’esplosione di gioia, un inusuale fremito di piazza, una vera scarica di adrenalina o, come afferma Leonardo Sciascia, un’esplosione esistenziale è la festa dell’Uomo Vivo detto anche “U Gioia” che la domenica di Pasqua si festeggia a Scicli. Una festa di antica tradizione, al limite tra il sacro ed il profano, vissuta profondamente tra religiosità popolare, autentica partecipazione ed esaltazione di piazza.

Dopo i riti della Passione ricchi di emozione spirituale in cui il dolore prende il sopravvento e non mancano casi anche di mortificazione fisiche, a Scicli la Pasqua è sfrenata esplosione di gioia. Il Cristo è Resurrezione, vittoria della vita sul dolore e sulla morte. La Resurrezione diventa gioia, esuberanza, pregnante virilità, piacere orgiastico, baccanale. Il grido di Gioia…, Gioia… che la folla emette all’uscita ed al passaggio della statua, il ritmo forte ed assordante della musica, il rumore, un vero stordimento, dei fuochi pirotecnici, la corsa senza regole, confusa ed incontrollata, dei portatori della statua lignea del Cristo Risorto tra quel mare di folla esultante ne rappresentano elementi pregnanti della festa che è tra quelle più vive e partecipate delle tradizioni popolari della città di Scicli. La piazza è percorsa da un fremito esaltante e la gente, tra spintoni ed imprecazioni, al suo passaggio cerca scanso per svincolarsi dalla sua morsa, si impaurisce, si emoziona, diventa partecipe al rito.

La festa inizia con la Resuscita di sabato a mezzanotte. L’attesa dentro la Chiesa è forte, la gioia invade la folla ed il tempio diventa lo spazio della prima esuberante esplosione del rito. La domenica a mezzogiorno con l’uscita del Cristo dalla Chiesa, la festa entra nel vivo e, tra corsa, spintoni, rumori musicali e fuochi pirotecnici, continua fino a notte inoltrata.

Vinicio Capossela è stato trascinato, come un nativo, da questa frenesia e alla festa del Cristo Risorto ha dedicato una delle sue migliori composizioni “L’Uomo Vivo (Inno al Gioia)”.